Solaris by Lem Stanislaw

Solaris by Lem Stanislaw

autore:Lem Stanislaw [Stanislaw, Lem]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


8. I MOSTRI

Nel mezzo della notte mi svegliò la luce. Mi alzai appoggiato sul gomito, mi coprii gli occhi con una mano. Harey, avvolta in un lenzuolo, era seduta sulla sponda del letto, rannicchiata, con la faccia coperta dai capelli. Le tremavano le spalle. Piangeva in silenzio.

— Harey!

Si raggomitolò ancora di più.

— Cos'hai...? Harey... — Mi levai a sedere, ancora non del tutto presente, liberandomi a fatica dall'incubo che fino a poco prima mi aveva assillato. La ragazza aveva dei tremiti. L'abbracciai. Mi allontanò con il braccio. Nascondeva la faccia.

— Amore.

— Non mi parlare così.

— Ma, Harey, che succede?

Guardai la sua faccia umida e tremante. Grosse lacrime le scendevano sulle guance, brillavano quando arrivavano al mento e cadevano sul lenzuolo.

— Non mi vuoi.

— Cosa ti viene in mente!

— Ti ho udito.

Sentii che il mio viso si irrigidiva.

— Che cos'hai sentito? Non hai capito, ero solo...

— No. No. Dicevi che non sono io, che me ne debbo andare. Me ne andrei. Mio Dio! Me ne andrei, ma non posso. Non so che cosa sia. Vorrei, ma non posso. Sono così vigliacca!

— Piccola mia!

La presi, la strinsi con tutte le mie forze, e che tutto andasse in malora! Baciavo le sue mani bagnate e salate, ripetevo suppliche, promesse, richieste di perdono, dicevo che era stato solo un brutto sogno. A poco a poco si calmò.

Smise di piangere. I suoi occhi erano immensi, occhi da sonnambula. Si asciugarono. E girò la testa.

— No — disse. — Non mi dire questo, non ce n'è bisogno. Tu non sei più lo stesso con me...

— Io non sono lo stesso! — gridai, mio malgrado.

— Sì, tu non mi vuoi. Lo sento. Fingevo di non vederlo. Pensavo che fosse un'impressione, invece no. Ti comporti... sei diverso... Non mi tratti seriamente. E' stato un sogno, è vero: ma sognavi me. Mi chiamavi per nome. Con avversione. Perché? Perché?

Mi inginocchiai davanti a lei e abbracciai le sue ginocchia.

— Piccola...

— Non voglio che tu mi parli così. Non voglio, hai capito? Non sono una bambina. Sono...

Scoppiò di nuovo in lacrime e cadde con la faccia riversa sul letto. Mi alzai. Dalle bocche dei ventilatori, con un ronzio cupo, arrivava aria fresca. Avevo freddo. Indossai l'accappatoio e sedetti accanto a lei toccandole la spalla.

— Harey, ascolta. Ti dirò una cosa. Ti dirò la verità...

Si rialzò puntellandosi sulle braccia. Vedevo le pulsazioni che le muovevano la pelle del collo. Sentii di nuovo che il mio volto si contraeva e provai un freddo intenso, come in una ghiacciaia. Nella testa avevo il vuoto completo.

— La verità? — mi disse. — Parole sacre?

Non risposi subito, dovevo sopravvivere al nodo che mi stringeva la gola. Questo era un nostro vecchio giuramento. Quando veniva pronunciato, nessuno dei due aveva il coraggio di mentire né di nascondere qualcosa. Per un periodo c'eravamo tormentati a furia di sincerità, nell'ingenua convinzione che ci avrebbe salvato.

— Parole sacre — dissi seriamente. — Harey...

Aspettava.

— Anche tu sei cambiata. Tutti cambiamo. Ma non è questo che ti voglio dire. Sembra davvero... che, per motivi che non conosciamo bene né tu né io.



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